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Yahoo! nella bufera, azionisti in rivolta

Durante l'annuale meeting con gli investitori, Yahoo Inc. è stata attaccata dagli stessi sullo stipendio dell'esecutivo dell'azienda, sui diritti umani in Cina e sull'andamento delle azioni in borsa.

Terry Semel, CEO dell'azienda, è stato attaccato, ma non lascerà - per il momento - la poltrona. Gli azionisti hanno attaccato il CEO sul suo compenso - stimato a 107,5 milioni di dollari per l'anno scorso. Il compenso sarebbe eccessivo e non rispecchierebbe le prestazioni di Yahoo, che le sta prendendo di santa ragione da Google. Per protestare, circa un terzo degli azionisti ha votato contro uno o più candidati al ruolo di amministratori di Yahoo, anche se alla fine sono stati approvati tutti e 10.

Il titolo Yahoo in borsa è sceso del 10% nell'anno passato, chiudendo martedì a 27,05 dollari. Durante lo stesso periodo, le azioni di Google sono salite del 32 percento, arrivando a quota 504,77 dollari. Divario imbarazzante, anche se il fatturato dell'azienda nel 2006 è salito del 22 percento toccando quota 6,4 miliardi di dollari.

Eric Jackson, rappresentante di oltre 100 investitori detentori di 2,1 milioni di azioni, ha attaccato Semel: "Sono sorpreso che non ti sia scusato con gli azionisti Yahoo per le prestazioni degli ultimi tre anni. Abbiamo sentito gli obiettivi e le strategie, ripetuti anche qui questa mattina. Penso che ci siano parecchi interrogativi su come tu stia mettendo in pratica questa strategia".

Semel ha parlato di Panama, la piattaforma pubblicitaria che porterà introiti non correlati alla ricerca, ammettendo che negli anni passati Yahoo è rimasta indietro in questo settore. Tra i successi elencati ci sono Flickr e Yahoo Answers. Semel ha ammesso inoltre alcuni problemi nell'anno passato, ma la ristrutturazione dell'azienda servirà per rimettersi in sesto e crescere sul lungo termine: "Questo è stato chiaramente un anno di transizione e un anno di opportunità", ha dichiarato il CEO.

Infine gli azionisti hanno votato una proposta per chiedere a Yahoo di resistere alla censura in Cina e in altri paesi i cui i governi vogliono controllare i cittadini anche online. Tuttavia Yahoo ha rigettato la proposta, affermando che l'azienda non cambierà la sua policy, ma parlerà direttamente con il governo cinese.

 

Fonte: Tomshw.it 

 

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