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Mass Effect: Legendary Edition, la recensione per PS4 e PS5

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GENESI DELLA LEGGENDA

 

“Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…”

Sì ragazzi, vogliamo aprire la recensione di questa raccolta leggendaria attraverso la famosissima citazione d’apertura dell’universo fantascientifico per eccellenza, ossia quello di Star Wars, a cui Bioware deve tanto per la sua Space-Opera.

Credo che nessuno possa essere in disaccordo con me, quando azzardo una proporzione del tipo…

Star Wars : Cinema = Mass Effect : Videogiochi

Entrambi sono capolavori di genere nel loro medium di riferimento, ed entrambi sono stati dirompenti al momento della loro uscita; restando a tutt’oggi dei cult ed entrando di diritto nella storia della fantascienza.

Fatta la dovuta premessa, tanto per darvi l’idea dell’importanza del franchise che stiamo andando a recensire (tanto da accostarlo al mitico Star Wars), andremo ora a capire, più nello specifico, gli elementi del successo della trilogia di Mass Effect; continuando, poi, il discorso, esaminando la bontà dell’operazione di remaster che vuole dare nuova linfa a questo “classico moderno”.

Prima di procedere, tuttavia, è doveroso fare una precisazione sul mio modus operandi, la stessa che feci per la recensione di MAFIA REMAKE: questa recensione andrà a valutare, in questo caso, unicamente la validità dell’operazione di remaster e non il valore intrinseco del gioco, che resta incorruttibile ed indiscutibile, perché legato al periodo storico in cui è uscito. Quindi l’analisi tecnica ed il voto finale verterà solo ed esclusivamente sul valore della rimasterizzazione su piattaforme PS4 e PS5.

Mass Effect è uno dei franchise più influenti nei videogiochi.

Stiamo parlando di un Action-RPG con meccaniche da TPS ad ambientazione futuristica ed utopica. Il tutto condito con personaggi accattivanti, una narrativa preponderante ed avvincente, con scelte in grado di cambiare il corso dell’avventura ed il destino dei personaggi.

Se cercate nel catalogo videoludico, non c’è nulla di simile per grandezza, qualità ed ambizione.

E la nostra Bioware, (la gloriosa e vecchia Software-house, che oggi purtroppo arranca e perde pezzi, dopo l’insuccesso di Mass Effect Andromeda, ma soprattutto di Anthem), fu molto lungimirante, cogliendo la palla al balzo, dopo che, negli anni 2000, reduce dai successi clamorosi di Star Wars: Knights of the Old Republic (2003) e Jade Empire (2005), decise di creare il proprio universo originale, dopo la grande esperienza matura su KOTOR, che espandeva l’universo scritto e diretto da Lucas.

 

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Ecco, quindi, arrivare su PC, nel 2007, Mass Effect. La prima volta con il capitano Shepard non si scorda mai.

Le vicende che fanno da sfondo al capostipite della serie sono presto dette:

impersoneremo il comandante Shepard, a bordo dell’iconica astronave, punta di diamante della flotta galattica, Normandy, e dovremo indagare su di un segnale di aiuto captato nello spazio, appartenente ad una misteriosa razza aliena creduta estinta, i “Prothean”. Da qui avranno inizio una serie di peripezie, vicende politiche, incontri e scontri con razze aliene e personaggi, a cui non faremo riferimento, per non commettere il delitto di spoilerare tutto ciò che è il cuore pulsante dell’esperienza, ossia: la sua narrativa e le scelte legate ad essa.

Ma Mass Effect non è solo la sua storia; fermo restando che la narrativa, i dialoghi ed i risvolti decisi dalle scelte del giocatore rimangono una delle colonne principali dell’epopea, non stiamo parlando di un’avventura grafica stile Telltale o Quantic Dream, ed il gioco ha moltissimo da dire anche dal punto di vista ludico.

Il gameplay si dipana attraverso delle missioni, in cui sceglieremo fino a tre componenti della nostra squadra, da portare con noi come supporto e a cui potremo impartire ordini.

Una volta scesi su di un pianeta, per una missione, avremo un obiettivo sempre presente e nel mentre, un’ottima dose di azione, basata sulle meccaniche TPS del titolo, con sparatorie attraverso le numerose armi. Il tutto sarà condito dai potenziamenti tipici dei GDR, che nel titolo trovano riscontro attraverso la scelta di una delle classi disponibili ed il completamento di un corposo albero delle abilità, che si dirama attraverso una dozzina di skills sbloccabili e potenziabili attraverso l’esperienza ottenuta nelle battaglie. Potremo così decidere se diventare degli specialisti nell’uso delle armi, se potenziare la nostra diplomazia (utile per influenzare maggiormente i nostri compagni e sbloccare ulteriori risposte nei dialoghi) o le nostre abilità biotiche.

 

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UNA LEGGENDA PUO’ INVECCHIARE?

 

Arriviamo ora al dunque, più a fondo, al nocciolo della questione: la nostra disamina tecnica su PS4 e PS5.

Oltre la nostra “comfort zone”, sotto la dorata e sacra patina che avvolge l’opera, fatta di ricordi e di nostalgia, valuteremo quanto effettivamente la trilogia sia invecchiata rispetto agli standard tecnici odierni, verificando la bontà dell’operazione di rimasterizzazione, che è proprio la ragione d’essere della nostra recensione.

Si continua, quindi, pur cambiando argomento, a parlare del primo capitolo.

Infatti è proprio il capostipite che riceve, essendo il più vecchio della trilogia, la maggior revisione in termini di grafica, gameplay e facilità d'uso, grazie alla importanti implementazioni e miglioramenti alla “quality of life” importate direttamente dai capitoli successivi.

Il primo capitolo, infatti, è il gioco che più aveva bisogno di una svecchiata, è di per sé l’episodio più GDR-oriented, quello più lento e grezzo della saga, e dalle meccaniche action-TPS meno curate e più legnose.

Proprio questo suo ritmo compassato ed il suo meno essere votato all’azione, rispetto ai successivi, ha fatto sì che fosse anche l’episodio più apprezzato dai puristi del GDR classico e dai primissimi adoratori del gioco; che hanno vissuto quasi come un tradimento, ed una bastardizzazione del brand, l’evoluzione ed i cambiamenti apportati ai sequel per renderli più action, sulla scia dei TPS con le coperture del tempo, che tanto erano in voga nel primo decennio degli anni 2000 (Gears Of War su tutti).

Dal punto di vista del gameplay e della facilità d’uso, si è svolto un lavoro meticoloso per uniformare il primo capitolo agli standard dei sequel, per rendere l’intera esperienza più coesa ed amalgamata grazie all’utilizzo di asset condivisi.

Vediamo quindi, come vengano eliminate le restrizioni sull'equipaggiamento basate sulla classe, sebbene permanga per alcuni personaggi un'affinità per tipi di armi e armature specifici; tuttavia, la flessibilità aggiunta dona più libertà nella scelta dei combattenti, pur sacrificandone il tatticismo. L'interfaccia utente ora è più leggibile ed in linea con quella dei sequel, rendendo più chiari e visibili gli scudi e la salute di Shepard e compagni. Anche le armi beneficiano del lavoro di uniformità: ora risultano molto più reattive ed i tempi di ricarica delle stesse sono stati di molto ridotti, prescindendo dai punti abilità assegnati a tale caratteristica. In generale, tutte le sessioni di combattimento restituiscono un feeling migliore, grazie alla maggior fluidità dei combattimenti, al targeting migliorato e alle meccaniche di copertura meno legnose e più intuitive ed immediate.

Menzione d’onore va fatta alle fasi a bordo del famoso MAKO, ossia lo storico veicolo da combattimento a 6 ruote, che nel primo Mass Effect risultava ingestibile e legnoso. Il famigerato veicolo utilizzato per esplorare e combattere nei mondi alieni, riceve finalmente un aggiornamento del motore fisico e dei controlli, molto più vicini alla sua controparte di Mass Effect: Andromeda, il NOMAD. Grazie al peso maggiore, al movimento in avanti più veloce e al targeting migliorato delle armi, esplorare pianeti e lune ora risulta molto più godibile. Rimane, tuttavia, ancora un po’ fluttuante, ma non dà più quella terribile sensazione di legnosità scoordinata e di rimbalzo insensato.

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All’atto pratico, tutte le migliorie del gameplay, donano la bellissima sensazione di una rinnovata fluidità generale, sia nell’esplorazione che nei combattimenti, il tutto unito alla maggiore leggibilità dei menù, dell’HUD e dell’azione di gioco.

Questa riuscita amalgama, porta l’esperienza del primo Mass Effect a nuove vette di godibilità, freschezza e divertimento; soprattutto per un pubblico più giovane, che deve assolutamente scoprire questa pietra miliare del gaming, ed ora può finalmente farlo nella sua versione migliore e più user-friendly possibile.

 

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Ed ora, possiamo passare ad approfondire la grafica e la tecnica.

Partiamo col mettere subito in chiaro che i miglioramenti grafici sono tangibili e sono stati apportati praticamente in ogni campo! Decisamente un lavoro encomiabile, ricordando pur sempre che si sta parlando di un’opera di rimasterizzazione, e non di remake; e che quindi non bisogna aspettarsi miracoli, dando il giusto peso alla tipologia di revisione grafica. Inoltre è chiaro che, chi ne abbia beneficiato di più, come avevamo già anticipato, è il primo episodio, che ne esce totalmente rinnovato, divenendo stilisticamente e graficamente molto più in linea con i suoi seguiti.

Sebbene anche i successivi due capitoli abbiano ricevuto alcuni degli accorgimenti tecnici fatti al primo, risultavano già a priori dei prodotti migliori dal punto di vista tecnico, e quindi il lavoro risulta minore, oltre che meno visibile ed impattante. In particolare, si può dire che Mass Effect 2 e Mass Effect 3 non abbiano ricevuto alcun tipo di miglioramento al gameplay o alla quality of life, restando da questo punto di vista 2 giochi identici alla loro prima edizione.

L’illuminazione è stata notevolmente rivisitata e migliorata, così come i riflessi e le ombre, offrendo scorci ancora più sorprendenti nei panorami spaziali; fortunatamente non intaccando le atmosfere originali. Ne beneficiano anche tutta una serie di effetti grafici, come i volumetrici ed i particellari, soprattutto delle armi, che risultano più abbondanti, credibili e presenti sulla scena. Il tutto fluidificato ed ammorbidito dall’implementazione di nuovi filtri anti-aliasing.

Ulteriore balzo in avanti, come ad incorniciare il tutto, lo abbiamo grazie ad una migliore occlusione ambientale, che rende i panorami distanti molto più definiti e meno sfocati/sfumati. Anche i pianeti hanno beneficiato di un buon restyling, grazie alla taxellation del terreno, che ora non è più rappresentato da una scialba texture 2D spalmata ad oltranza; inoltre è stata anche aumentata e migliorata la presenza della vegetazione. Per quanto riguarda, invece, gli ambienti interni, vi è l’introduzione della screen space reflection e la subsurface scattering, che amplificano notevolmente i giochi ed i contrasti fra luci ed ombre e regolano i rimbalzi della luce sulle superfici artificiali. Ultimo, ma non ultimo, l’importante rivisitazione elaborata sui visi e sul vestiario dei personaggi che vantato texture nettamente migliorate, e spesso rifatte da zero, impreziosite da nuovi shader su pelle, occhi e vestiti.

Sarà perciò fantastico riscoprire il dettaglio e la bellezza della ruvida ed increspata faccia da rettile di un Krogan, o farsi ammaliare dalla lucente brillantezza dello scafo della Normandy.

Infine, per completare la lunga lista dei pregi tecnici, non ci resta che incensare il grande lavoro svolto per ridurre drasticamente i caricamenti, che ora risultano molto più veloci e non spezzano più il ritmo, come invece accadeva nelle edizioni originali… credo che più di qualcuno stia pensando agli interminabili viaggi  in ascensore, conditi dai dialoghi con i comprimari per mascherare gli estenuanti caricamenti. Queste sezioni permangono ancora, ma sono molto più veloci e possono venire “skippate”.

 

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Ma quindi è tutto oro quel che luccica? Siamo davvero di fronte alla remaster migliore di sempre, esente da difetti?

Assolutamente no, e ci sono molteplici fattori invecchiati male e non ritoccati, che tradiscono l’evidente appartenenza dell’opera a due generazioni videoludiche fa.

Abbiamo, ad esempio le animazioni rigide e fin troppo discutibili  per i canoni odierni: dalla camminata, alla messa in copertura e più in particolare le animazioni dei volti, con espressioni facciali fin troppo statiche ed inespressive, spesso incapaci di comunicare e sottolineare con efficacia il giusto pàthos dei dialoghi e delle vicende.

Un altro punto a sfavore, sono alcuni inspiegabili rallentamenti e cali di frame rate, soprattutto durante le fasi a bordo del MAKO, ed in particolare su PS4 liscia, dove altrimenti gli FPS rimarrebbero ancorati abbastanza saldamente ai 30. Lo stesso problema è riscontrabile su PS5, ma in maniera molto meno evidente e, inoltre, la nuova piattaforma Sony, può contare sui 60 FPS stabili della modalità performance che fanno svanire il problema. Speriamo in ogni caso che le prossime patch possano ovviare all’inconveniente; tuttavia, in fase di recensione, non possiamo non tenerne conto.

Altro difetto è rappresento dall’IA e dai pattern dei nemici, ormai fin troppo datati. Non di rado ci capiterà di vederli fuggire da una parte all’altra dello schermo senza senso; così come ci capiterà di vederne alcuni impalati come fantocci, pronti per essere fatti fuori. Tuttavia, non mi sento di criticare particolarmente l’IA in una remaster, dato che le routine comportamentali sono strettamente legate alla programmazione del codice di gioco originale, quindi modificarle richiederebbe ben più che una semplice rimasterizzazione, ma abbisognerebbe di un vero e proprio remake.

Infine ci sarebbe piaciuto vedere un lavoro più incisivo su Mass Effect 2 e 3, al di là dell’aumento di risoluzione e del frame-rate; e di qualche ritocco a shader ed illuminazione, non può vantare, per motivi già detti, lo stesso impegno riposto nel primo Mass Effect, che tuttavia si rinnova e standardizza unicamente nell’ottica dei sequel e non rispetto alle produzioni moderne! Quindi entrambi i successivi capitoli, si trascinano dietro i difetti atavici della saga, fra cui, soprattutto, un impianto ludico ormai datato, con controlli e meccaniche TPS abbastanza legnosette e superate.

A parte questi difetti di “obsolescenza fisiologica” del comparto tecnico e ludico, e qualche ingenuità col frame-rate, l’operazione si può considerare più che riuscita, constatando anche che la trilogia gira molto bene sia su PS4 liscia, che su PS5, in tutte le sue configurazioni (sia in full 4K e 60 FPS con qualche singhiozzo col frame-rate, sia in modalità performance a 1440p e 60 FPS praticamente fissi); denotando una buona ottimizzazione e scalabilità del lavoro.

Concludiamo, quindi, dichiarando felicemente, che Mass Effect: Legendary Edition, rappresenta il miglior modo per recuperare l’intera saga, col valore aggiunto di ricevere tutti i DLC rilasciati per tutti e tre i capitoli, con l’inspiegabile eccezione di Pinnacle Station. A corredo di ciò, abbiamo anche l’inserimento di una simpatica modalità fotografica e il gradito omaggio del fumetto digitale interattivo curato da Dark Horse, facente da prologo al secondo capitolo, che ci permetterà di effettuare le stesse scelte di gioco del capostipite della saga, ma all’interno del fumetto, potendo così skippare il primo episodio (ma sarebbe un delitto).

Quindi non avete più scuse, fan di vecchia data, ma soprattutto nuove generazioni!

Dovete assolutamente dare una chance al re dei videogiochi Sci-Fi, iniziare da Mass Effect e continuare tutto d’un fiato, dritti fino al finale di Mass Effect 3. Il tutto senza soluzione di continuità, grazie ai salvataggi condivisi fra i tre capitoli e con tutte le vostre scelte a pesare come un macigno sulla coscienza, fino all’epilogo dell’esperienza. Un viaggio che vi terrà impegnati, volendo spolpare quasi tutto, anche per 300 ore, ma vi garantisco che saranno di super qualità e ne varrà sicuramente la pena!

Ora andiamo, la Normandy sta salpando, “per arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima”.

 

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VOTO: 8.0

 

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